I VESPRI LORETESI

E’ difficile definire l’importanza che Luigi De Deo ha avuto per la nostra attività.
Se siamo teatranti lo dobbiamo anche a lui. La nostra attenzione al territorio deriva dal suo insegnamento, dalla sua opera. E Sciopero, ultima produzione del Teatro del Paradosso, segue il percorso da lui indicato, ovvero quello di rivolgersi ad una comunità che si trova in valori condivisi, in storie comuni, in un vissuto che attinge allo stesso patrimonio storico, artistico, folklorico.Paolo Recchia e I vespri loretesi sono stati scritti e messi in scena dallo stesso De Deo negli anni 20. Luigi D’Angelo, sindacalista loretese ricordato anche in Sciopero, è stato il primo interprete di Paolo Recchia; Giovanni Vallozza, calzolaio a cui si ispira in parte la figura dello scarparo in Sciopero, è stato interprete negli anni Venti di tutte le rappresentazione scritte da De Deo e, in un intervista ricordava, con affetto, la sua figura: “Ci diceje ca s’avoja fischià nghe la chiave femmine!” “…si faceje li sigarette nghe la paje.” Noi abbiamo conosciuto Luigi De Deo attraverso Paolo Recchia, una tragedia in quattro atti, messa in scena nel 1980. Da allora l’interesse per la sua opera non è mai venuto meno. Poi è stata la volta de I vespri loretesi, che un nostro concittadino, Franco Farias, ha fatto diventare un film, trasmesso in tre puntate nel 1984 dalla RAI Tre regionale.

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Forse è una coincidenza ma uno dei soci fondatori dell’Associazione Culturale Lauretana è Luciano De Deo, nipote di Luigi. Forse è un caso ma un gruppo teatrale si è formato sulle sue opere e sempre per incanto, presenta ininterrottamente il Sant’Antonio a Loreto e dintorni da 30 anni. Eppure quanta differenza nella comunità odierna, di valori, di interessi, di obiettivi. E’ difficile, oggi, riconoscersi in obiettivi comuni, valori condivisi. Ci piace però pensare che le tappe del nostro percorso sono risultate importanti anche per le amministrazioni. A cominciare dalla prima sede dell’Acl, già ex-pretura, ristrutturata e destinata ad Antiquarium comunale (che brutto nome); a seguire con la sistemazione di Piazza Mercato Vecchio (dove si svolge la scena del mercato nel film con la performance inusuale di Zopito Ruzzi); con la sistemazione di Via Castello e via Baio, (che rivedremo prima del restauro); con la ristrutturazione del teatro comunale di cui rivendichiamo con determinazione e orgoglio l’intestazione a Luigi De Deo. Ultima la riqualificazione di Piazza Garibaldi. Forse non tutti sanno che Luigi De Deo è stato, oltre che grande mastro artigiano, un progettista autodidatta di grande valore e suo proprio un progetto di qualificazione della piazza, che prevedeva portici e giardini. Ed ecco che il cerchio si chiude. La collettività torna ad essere tale quando rende onore e merito a chi ha speso la propria vita per migliorare luoghi e persone. Grazie Luigi.

 

Luigi De Deo nacque a Loreto Aprutino il 17 dicembre 1903. Fin da ragazzo si fece  apprezzare per la vivezza e la versatilità della sua intelligenza, ma, essendo gracile di costituzione, fu dai familiari avviato ad imparare il mestiere di muratore perché si irrobustisse.
Ha fatto questo mestiere per il resto della sua vita.
Naturalmente curioso aveva  interessi per i vari aspetti della cultura sia umanistica che scientifica e tecnica. Espresse la sua creatività principalmente, ma non solo, in campo letterario, producendo una notevole quantità di opere.
I suoi primi più importanti  lavori sono le opere teatrali: ” I vespri Loretesi” e “Il tesoro di S. Rocco”,  rappresentati rispettivamente nel 1929 e nel 1931 dalla filodrammatica da lui stesso organizzata e diretta. In essi rivivono, come protagonisti, personaggi che appartengono al popolo, al quale egli si rivolge.
Richiamato alle armi viene deportato in Germania nei campi di lavoro e successivamante trasferito in Sardegna per i servizi ausiliari dove prese la malaria. Di ritorno a Loreto trovò la propria  casa completamente distrutta dai bombardamenti (1944).
Oltre ai lavori già citati, sono stati recuperati, dalle macerie della sua abitazione, altre opere, fra cui: “Guerra sociale”, ambientata ai tempi dell’antica Roma, “Fiorella”, tragedia pastorale sarda scritta nel 1944.
Ha scritto inoltre  “I baccanali”, riproposizione del rito pagano in onore di Bacco, che veniva rappresentato nel periodo di carnevale per le strade cittadine;  “Le tentazioni di S. Antonio” che riprende la tradizione abruzzese della vittoria del popolare santo eremita sulle tentazioni del demonio.
Ha scritto inoltre numerose poesie andate in gran parte perdute.
Aveva uno spiccato senso sociale, era impegnato politicamente e partecipava attivamente alla lotta politica senza tuttavia aspirare a posizioni di potere.
Negli ultimi anni passati a Loreto Aprutino, rilevatene le nuove necessità urbanistiche, ne suggerì lo sviluppo verso la zona dei cappuccini  e si fece in tal senso promotore del primo progetto del piano  regolatore .
Nel 1957 per motivi di lavoro si trasferisce con la famiglia a Pescara. A causa di un incidente sul lavoro prima e di un’infermità dopo, divenne completamente cieco. Trascorse gli ultimi anni amorevolmente curato ed assistito dalla moglie Aida.  E’ morto il 15 agosto 1971.