teatrosociale


Dal 1990 il Teatro del Paradosso svolge periodicamente laboratori di animazione teatrale all’interno della comunità terapeutica CEIS di PESCARA – il Faro di Loreto Aprutino. http://www.cespe.net/sito/ Il laboratorio con cadenza annuale ha la durata di circa 3-4 mesi e si conclude con uno spettacolo teatrale. Tutti i residenti della comunità partecipano ciascuno con il ruolo prescelto: attori, sceneggiatori, scenografi, tecnici, musicisti. L’obiettivo è quello di ricercare ed acquisire consapevolezza rispetto al proprio corpo, alle proprie emozioni e le espressioni di esse tendendo ad armonizzare il rapporto complesso tra corpo e psiche tra se e gli altri


SPETTACOLI ALLESTITI


1991 CE N’E’ TROPPO DI NATALE ispirato a un testo di Dino Buzzati


1992 IL VISCONTE DIMEZZATO tratto dall’opera omonima di Italo Calvino


1993 UN SORSO DI TERRA di Heinrich Boll


1994 SCHERZO IN UN ATTO testi di Shakespeare, Goldoni,Totò (Accoglienza)


1994 IL GABBIANO JONATHAN tratto dal libro di Richard Bach( Accoglienza)


1995 VIAGGIO DI NATALE (testo scritto dai ragazzi)


1996 PINOCCHIO (liberamente tratto da C. Collodi)


1997 QUALCOSA STA CAMBIANDO (testo scritto dai ragazzi)


1997 IL VISCONTE DIMEZZATO tratto dall’opera omonima di Italo Calvino (comunità)


1999 LA VITA E’ UNA COSA MERAVIGLIOSA (ispirato all’omonimo film)


2000 DI QUA DI LA DAL FARO (testo scritto dai ragazzi)


2001 IL PICCOLO PRINCIPE tratto dal testo di Saint-Exupèry


2002 IL MAGO DI OZ (riduzione teatrale a cura dei ragazzi della comunità)


2003 UCCELLI di Aristofane


2004 PINOCCHIO tratto dal testo di Collodi 




2005 BUONI E CATTIVI tratto dall’opera omonima di Italo Calvino (comunità) – LOCANDINA


2006 MARCOVALDO Le stagioni in città di Italo Calvino (comunità)


2007 L’ODISSEA di Omero (adattamento teatrale a cura dei ragazzi della comunità)


2008 IL GABBIANO JONATHAN tratto dal libro di Richard Bach


2009 LA GABBIANELLA E IL GATTO liberamente tratto dal racconto di L. Sepùlveda


2010 IL PRINCIPE E IL POVERO liberamente tratto dal romanzo  di Mark Twain


2012 CREAZIONE (testo scritto dai ragazzi)


2013 LE NUVOLE di Aristofane


2014 IN CARROZZA (testo scritto dai ragazzi)


Intervento in occasione di un incontro al ceis con operatori, ragazzi e volontari – marzo 2011

Buona sera, mi presento: sono Fausto Roncone volontario che collabora con il CEIS dal 1991. Mi sono avvicinato a questa comunità perché avevo un  familiare in programma. Parlando con gli operatori della mia esperienza teatrale è nata l’idea di collaborare poiché era già consuetudine nella struttura preparare spettacoli teatrali per il periodo natalizio. Così mettendo a disposizione la mia esperienza di animatore ed un po’ del mio tempo, ho cominciato ad operare con i ragazzi. Ricordo che il primo spettacolo fu: Ce n’è troppo di Natale ispirato a un testo di Dino Buzzati. Nei primi anni l’attività si è svolta nella sede di via R. Margherita a Pescara e si rivolgeva ai ragazzi dell’accoglienza; successivamente l’esperienza è proseguita presso la comunità IL FARO a Loreto Aprutino. All’inizio gli incontri erano condotti prevalentemente da me  e da Mimma (mia moglie); in alcuni momenti si sono avvicinati altri volontari: il maestro Gianfranco Bucccella, il Prof. Carmelo Pagliarello ed infine ho coinvolto alcuni attori della compagnia teatrale “il paradosso” di cui faccio parte: Tommaso Di Giorgio e Giacomo Vallozza. Il percorso è così strutturato: una prima fase di laboratorio teatrale, poi il lavoro su un testo ed infine la messa in scena vera e propria. Si inizia con esercizi di conoscenza, di fiducia, d’improvvisazione, un lavoro sul corpo, e sulla voce. Tutto questo mirato alla  creazione di un gruppo affiatato che consenta ai ragazzi di esprimersi e di focalizzare un obiettivo comune. A volte mi capita di ripensare alle  varie esperienze, e ripercorro con la mente  gli spettacoli che abbiamo messo in scena negli anni. Il Gabbiano Jonathan, Il visconte dimezzato, Il Mago di Oz, Il piccolo principe e tanti, tanti altri… uno all’anno dal 1991. Provo una bella soddisfazione per essere riuscito, con la grande disponibilità dei ragazzi, a costruire spettacoli ricchi di emozioni e sentimenti veri e soprattutto di aver mantenuto negli anni una sorta di rete di amicizie che continuano. Pensate, alcuni ragazzi che hanno fatto questa esperienza per gioco, continuano, dopo aver concluso il programma, a fare teatro. Bella contaminazione! Vero? Alcune volte mi accade che trovandomi nei centri commerciali a fare spese mi sento chiamato: – Fausto! Mi viene incontro un ragazzo che mi dice: – Ti ricordi di me? – Aiuto! – Ho fatto la comunità…! Per identificarlo chiedo: – Che spettacolo hai fatto? E lui: -Il piccolo principe!… Il visconte dimezzato!… Marcovaldo!… Ed io ricordo. Per richiamare alla memoria, associo i ragazzi allo spettacolo e al personaggio che hanno interpretato. E’ un modo personale per ricordare volti e nomi! Il mio lavoro prevalentemente ludico-teatrale, attraverso il gioco, l’improvvisazione e la valorizzazione delle competenze dei singoli, ha avuto certamente, senza grandi teorizzazioni, una ricaduta positiva sul percorso terapeutico dei ragazzi. L’attività teatrale prosegue la funzione svolta nell’infanzia dal gioco, come momento in cui la persona esplora nuove possibilità di essere, con maggiore intensità di sentimenti che esulano certamente dal quotidiano. L’immedesimazione in ruoli diversi, essere qualcun altro, avvicina a se stessi, favorisce il riconoscimento della propria individualità; il recupero dei gesti, delle cose, il contatto con lo spazio scenico e con gli altri rafforza il valore della nostra esistenza e servono ad accrescere la nostra autostima. Posso farlo! Cosa succede nel momento magico in cui qualcuno dà vita ad un personaggio e cerca di coinvolgere il pubblico, di trascinarlo con sé dentro un altro universo emotivo? La risposta ce la fornisce Orazio quando scrive: “Non basta che la poesia sia bella, bisogna che sia dolce e che trascini, a suo piacimento, l’animo degli ascoltatori … i volti umani ridono con chi ride e piangono con chi piange. Se vuoi che io pianga, prima devi provare dolore tu: allora la tua sofferenza mi toccherà; ma se farai male la tua parte, mi addormenterò o mi metterò a ridere”. La scelta della mia modalità di lavoro deriva da un approccio che potrei definire “multidisciplinare”: comprende al suo interno diverse scuole di pensiero… dalla commedia dell’arte a Grotowski. Senza addentrarmi in una disquisizione scientifica sulla TEATROTERAPIA penso sia importante intravedere, al di sotto e al di là della mera esperienza ludica, il valore terapeutico  di questa attività. “Dove inizia il teatro è già avvenuta la terapia e dove inizia la terapia  si compie il teatro”. Nello spazio teatrale tutti: attori, autori, scenografi, tecnici, musicisti, regista, concorrono alla messa in scena creando un clima in cui ciascuno partecipa con un personale contributo che diventa altro nell’incontro con il gruppo. In effetti obiettivo principale è il percorso “tutto ciò che si attiva per raggiungere la meta” piuttosto che lo spettacolo vero e proprio, che comunque assume un forte valore: “mi affronto e mi metto in gioco di fronte all’altro”. Per me personalmente ogni volta l’attività teatrale si è concretizzata non nel “mettere dentro dei contenuti” ma nel trarre fuori  da ciascuna persona emozioni, sentimenti, energie, mirate alla creazione di un insieme armonico, affrontando e risolvendo circostanze e dinamiche complesse in un continuo interscambio. Per questo auspico che il laboratorio teatrale, solitamente concentrato in circa 3-4 mesi, possa diventare attività curricolare pienamente integrata nel percorso terapeutico. A conclusione di questo mio intervento voglio dire che questa esperienza mi ha arricchito dal punto di vista umano e professionale. Ringrazio Anna Durante per la fiducia e per l’opportunità che mi ha concesso. Ringrazio gli operatori che, con non poche responsabilità, mi hanno affiancato ed assecondato anche su proposte un po’ più audaci: mi riferisco al fatto che, dopo i primi anni gli spettacoli sono stati portati anche all’esterno della struttura (Teatro di Loreto Aprutino, Sant’Andrea, Flaiano, ed altre sale di Pescara e Penne), affrontando tutte le difficoltà che un’uscita poteva comportare. Ringrazio i ragazzi tutti, quello che sono e che continuo a fare è merito anche loro.