Divieto di cultura

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Divieto di cultura, al via la campagna contro i tagli decisa dalle associazioni
In programma lo sciopero dello spettacolo, il 25 marzo, con la serrata di tutti i teatri e lo stop al lavoro sui set cinematografici oltre a tre giorni di protesta (26-28 marzo) con sit-in, incontri pubblici e volantinaggio.

 

Divieto di cultura. Si chiama così la campagna di sensibilizzazione studiata dalle associazioni di categoria legate alla cultura e allo spettacolo che promuovono le tre Giornate nazionali di mobilitazione contro i tagli al comparto, il 26, 27 e 28 marzo. Presentata ieri a Roma da Roberto Grossi, Presidente di Federculture, Paolo Protti, Presidente Agis (Associazione generale italiana spettacolo), Andrea Ranieri, Assessore alla Cultura del Comune di Genova e delegato ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) per la Cultura, Sofia Bosco, Direttore Ufficio di Roma e Rapporti Istituzionali del FAI (Fondo ambiente italiano) e Cecilia D’Elia in rappresentanza dell’Upi (Unione province d’Italia), la campagna ha un ruolo strategico in questa azione di mobilitazione nazionale, la prima a raggruppare tutte queste sigle.

In programma non c’è solo lo Sciopero dello spettacolo, previsto per il 25 marzo, con la serrata di tutti i teatri e lo stop al lavoro sui set cinematografici, ma anche tre vere e proprie giornate di protesta (il 26, 27 e 28 marzo) con sit-in, incontri pubblici e volantinaggio. Obiettivo dialogare con i cittadini, sensibilizzarli ai problemi reali che il settore della cultura sta vivendo nel nostro Paese perché, come ha detto Paolo Protti, «saranno i cittadini ad accorgersi che spegnere la cultura significa spegnere la vita delle città e poi perché i cittadini saranno i primi a pagare di tasca loro queste scelte scellerate quando aumenterà di 1 euro il biglietto dal 1° luglio». Divieto di cultura sarà una campagna a tappeto con manifesti, locandine e uno spot di 30 secondi che andrà in onda nelle sale e negli auditorium. «Vogliamo entrare in tutte le case degli italiani, anche in quelle di chi non ascolta la lirica e non va a teatro, per dire ai cittadini che senza cultura l’Italia non ha né identità né futuro», ha detto Roberto Grossi di Federculture, che giovedì prossimo, sempre a Roma, presenterà un rapporto sullo stato della cultura in tempi di crisi. Ma le proteste non si fermeranno a questa settimana. Il presidente Protti ha già dichiarato di essere al lavoro per organizzare una serie di iniziative specifiche per il cinema da tenersi in aprile. «Eventi che avranno ancora una volta la finalità di far sentire la nostra voce alla gente che deve sapere che per portare il Fondo unico dello spettacolo a livelli decenti, basterebbe accorpare le elezioni regionali al referendum. Contiamo sulla presa di coscienza della gente comune, la più toccata – ha continuato Protti – e crediamo la più sensibile al tema, visto che la politica continua a essere indifferente e contraddittoria. Senza contare che da mesi non abbiamo più nemmeno un ministro di riferimento».